L’allattamento visto da diverse prospettive

 22 agosto 2018 | Articoli scientifici
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In tema di allattamento ci avete chiesto su Facebook (rubrica “Mi hanno detto che...”):
“Si può allattare senza limiti di orario ed età del neonato?”.
Si tratta, in realtà, di un argomento molto vasto: bisogna tener presente che l’allattamento non è un semplice atto di nutrizione, ma coinvolge diverse relazioni. Quale migliore occasione allora per realizzare un articolo multidisciplinare?
Abbiamo coinvolto Veronica Lai, ostetrica, la professoressa Pierfranca Lugliè e la dottoressa Grazia Porqueddu, dentiste, e la dottoressa Alessandra Carta, neuropsichiatra.
Ognuna ha affrontato l’argomento dal suo punto di vista, spiegando cosa rappresenta per il neonato, per la ma-dre e i benefici, ma anche i limiti, che l’allattamento al seno ha. Buona lettura!

Il punto di vista dell’ostetrica

Prima di parlare di quanto tempo una donna potrebbe allattare al seno il proprio bambino, bisogna capire perché l’allattamento al seno è importante.
Un bambino allattato al seno è un bambino che trae beneficio fisico e psicologico.
Il latte materno contiene sostanze nutrienti perfette fin dalla nascita che si modificano durante la crescita del bambino, è facilmente digeribile in quanto rispetta la fisiologia del neonato e lo protegge dalle infezioni tramite gli anticorpi materni, che passano dalla ghiandola mammaria al latte.

A livello psicologico l’allattamento al seno favorisce lo sviluppo di un rapporto stretto fra madre e bambino, rendendoli quasi complici di un segreto che è solo il loro, ovvero l’amore che li lega, unico nel suo genere.
Un’informazione adeguata in gravidanza porta la donna ad essere consapevole e a fare la scelta migliore per sé e per il proprio bambino.

L’ostetrica, in qualità di primo professionista che si interfaccia alla relazione madre-bimbo, in gravidanza ha il compito di entrare in comunicazione con la donna. Deve creare un feeling e condurre, magari durante il corso di accompagnamento alla nascita, tutti i temi riguardanti bambino, travaglio, parto e ultimo, ma non per importanza, l’allattamento al seno, i benefici e la gestione, rendendola cosciente del fatto che non sempre sarà semplice ma che avrà supporto a 360°: da una parte l’ostetrica stessa e di tutte le strutture disponibili nel territorio che la aiuteranno in qualsiasi circostanza, ma principalmente se stessa, che con le basi apprese può avviare al meglio l’allattamento a seno e protrarlo fin dove desidera arrivare.

Nel periodo post-natale, ovvero quello più fragile, dare sostegno alla mamma e alla famiglia è imperativo. Ci si trova davanti ad una mamma il cui calo ormonale è preponderante, che può sentirsi svuotata, e che non è più incinta.
Questo provoca un cambio radicale della quotidianità: da centro dell’universo può diventare una nota a margine. In questo caso il successo dell’allattamento al seno è fondamentale perché la donna tenga salda la mente e il filo conduttore che la lega al suo bambino. Vedere come la cerca, come ancora deve affidarsi a lei, e vedere che solo lei può soddisfare i suoi bisogni di crescita e di affetto è di grande importanza per la mamma.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva (qualora le circostanze di fisiologia siano rispettate) fino al compimento del sesto mese di vita del bambino.
Afferma inoltre che il bambino può comunque essere allattato al seno anche con l’avvio dello svezzamento in maniera prioritaria fino ai due anni di vita, o comunque finché mamma e bimbo lo desiderano.
Bisogna in ogni caso rispettare se stesse, il proprio vissuto e le proprie sensazioni.
Le mamme sono un tesoro di emozioni, e correttamente informate sono in grado di prendere la decisione migliore per sé e per il proprio bambino, e nessuno potrà mai essere in grado di giudicare questo.

Dott.ssa Veronica Lai – Ostetrica

L’allattamento al seno come prima prevenzione per le malocclusioni e per una bocca sana

Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’allattamento al seno rappresenta qualcosa di più che un semplice atto di nutrizione, in quanto porta benefici psicologici e numerosi vantaggi per la salute sia della mamma che del neonato. Per le mamme, ad esempio, la riduzione del rischio di tumori al seno e alle ovaie e di osteoporosi in età senile. Per il bambino da un punto di vista nutrizionale la composizione del latte materno è unica ed inimitabile ed è il risultato di un perfetto equilibrio fra vari componenti quali: proteine, lipidi, sali, vi-tamine e immunoglobuline.

Ma i benefici non finiscono qui: l’allattamento al seno almeno per i primi 6 mesi di vita aiuta ad avere uno sviluppo armonico dell’apparato stomatognatico e quindi rappresenta una prevenzione all’instaurarsi di malocclusioni.
Per Apparato Stomatognatico intendiamo quell’insieme di strutture deputate non solo alla masticazione ma anche alla deglutizione, alla respirazione e all’articolazione della parola ed è costituito dalla mascella, dalla mandibola, dalla lingua, dalle labbra, dalle guance, dal palato e dalla articolazione temporomandibolare.

Lo sviluppo delle arcate dentarie ha una strategia di crescita geneticamente programmata che necessita di un buon equilibrio ormonale e di stimoli locali costanti sin dal periodo della vita intrauterina.
E’ sorprendente vedere nelle ecografie come il bambino stimoli il cavo orale con la suzione del pollice durante il periodo fetale.
Dopo la nascita gli stimoli sono dati dalla suzione al seno prima e dalla masticazione in seguito.
Alla nascita la mandibola è più piccola della mascella perché durante il periodo fetale la mascella cresce rapidamente seguendo l’accrescimento del cranio.
Sono proprio gli stimoli funzionali generati dalla suzione al seno che consentono alla mandibola di recuperare la crescita rispetto al mascellare superiore sino a raggiungerlo nel momento in cui erompono i primi denti da latte.
Il bambino che si attacca al seno mette in moto diversi muscoli per spremere la mammella, deglutire, ottenere un buon sigillo intorno all’areola e al capezzolo e contemporaneamente respirare: tutto ciò rappresenta un’ottima palestra per i muscoli masticatori, della lingua e delle labbra e delle guance dal cui corretto tono dipende, in buona parte anche il futuro allineamento dentale.
Inoltre il capezzolo si adatta perfettamente ed individualmente alla bocca del neonato stimolandone un corretto modellamento proprio in un momento in cui le strutture sono ancora estremamente plasmabili. Durante l’allat-tamento l’unità funzionale lingua-mandibola va avanti e indietro e questo movimento di va e vieni stimola la crescita in avanti della mandibola, la spremitura del capezzolo ed il successivo vuoto creato dalla lingua all’in-terno della bocca, determinano un alternarsi di pressione-depressione che si trasmettono sia alla struttura del mascellare che a quella mandibolare dando un ulteriore stimolo alla crescita.

Con la comparsa dei primi dentini da latte (incisivi inferiori prima e superiori poi) verso i sei mesi l’engramma cerebrale di suzione è sostituito da quello di masticazione che, non a caso, in questa fase è solo incisale in quanto la protrusione necessaria a realizzarla costituisce un ulteriore stimolo funzionale che consentirà alla mandibola di raggiungere il mascellare superiore e il coordinamento delle due arcate che inizieranno a ingranare reciprocamente.
Con l’eruzione dei primi denti da latte l’allattamento al seno non può più essere a richiesta del neonato ma deve essere regolato da orari che permettano periodi di intervallo più lunghi tra i pasti limitando la formazione di aci-di che potrebbero danneggiare lo smalto dei denti favorendo l’insorgenza della carie. In letteratura si descrive anche la carie da allattamento senza limitazioni.
L’allattamento prima e la masticazione dopo, eseguita con cibi adatti e con energia, dovrebbero portare a compimento la maturazione dell’apparato stomatognatico.

Cosa succede se il bambino viene allattato al biberon?

Al contrario nel caso dell’allattamento artificiale è la bocca che si deve adattare alla tettarella del biberon che, più dura e più grande del capezzolo, schiaccia la lingua verso il basso e costringe in una posizione arretrata sia la lingua che la mandibola; inoltre la fuoriuscita del latte a cascata, non mette il bimbo nelle condizioni di dover esercitare alcuno sforzo fisico.
Il biberon non solo non stimola la crescita ossea ma, al contrario, genera un’inversione della postura mandibo-lare che tende a mantenersi più piccola della mascella e favorisce l’acquisizione di una forma ogivale del palato.
Saranno maggiori le possibilità di sviluppare malocclusioni quali la seconda classe (denti superiori sporgenti), il morso incrociato e/o aperto ma anche problematiche di natura otorinolaringoiatriche poiché all’innalzamento del palato corrisponde una diminuzione del volume delle vie aeree superiori e quindi ad alterazioni della funzione respiratoria con insorgenza all’attitudine ad una respirazione orale con conseguenti problemi respiratori.

In conclusione l’allattamento al seno protegge dall’insorgenza di malocclusioni e appaga pienamente l’innato bisogno di succhiare del neonato, diminuendo in modo significativo il rischio che il bambino acquisisca nel tempo abitudini viziate, quali succhiamento del dito e del ciuccio.
Per cui possiamo affermare che per avere denti sani e dritti in una bocca in equilibrio l’allattamento al seno per un periodo superiore o ameno sino ai sei mesi è il primo strumento a costo zero che madre natura ci offre.

Prof.ssa Pierfranca Lugliè – Specialista in Odontoiatria
Dott.ssa Grazia Porqueddu – Odontoiatra

Impatto dell’allattamento al seno sul neurosviluppo

È stato precedentemente dimostrato come l’allattamento al seno abbia chiari benefici nel breve termine (primo trimestre di vita), ad esempio riducendo la mortalità e la morbilità dalle malattie infettive. Per quanto riguarda le conseguenze a medio-lungo termine, numerosi studi valutati attraverso una meta-analisi, hanno riportato maggiori abilità cognitive tra i soggetti che erano stati allattati al seno rispetto a quelli allattati artificialmente.

Come mai?

Le motivazioni sono differenti e proveremo ad analizzarle sulla base dei precedenti ritrovamenti scientifici.
Per quanto riguarda la composizione dei nutrienti contenuti nel latte materno, i latti artificiali attualmente in commercio sono calibrati per essere quanto più sovrapponibili a quello naturale. Essi, infatti, contengono esattamente le stesse proprietà chimiche del latte materno ed alle stesse concentrazioni.
Questo ha consentito negli anni di poter alimentare anche bambini con gravi patologie legate ad esempio alle prematurità, i quali ancora non hanno sviluppato valide suzione e deglutizione, o per i casi in cui siano le madri a non poter allattare, ad esempio per vie di patologie incorse nel peripartum che le costringono all’assunzione di farmaci non compatibili con l’allattamento al seno. Tuttavia, alcune differenze significative sul neurosviluppo, sono state riscontrate qualora il bambino sia stato alimentato nei primi giorni di vita con colostro (primo latte che si forma, tra il 1° e il 2° giorno dopo la nascita, ricco di Immunoglobuline e acidi grassi).

La ragione di tali migliori outcomes nelle performance cognitive, sembrerebbero essere legate prevalentemente al fatto che le madri che allattano hanno maggiori probabilità di essere più spesso attente alla salute e di stimolare i loro figli a casa.
Tale stimolazione, forma di accudimento primario, è associata positivamente allo sviluppo del bambino. Alcuni autori hanno infatti osservato che i bambini che erano stati randomizzati a ricevere un intervento di “stimolazione reattiva”, a 4 anni di età avevano migliori cognizione, linguaggio e abilità motorie.

Il “bonding” (legame tra madre e figlio) è positivamente associato ai risultati dello sviluppo neurologico e tende ad essere più elevato nelle madri che allattano i loro bimbi.
Per questo motivo, è stato suggerito il bonding come legame tra l’associazione positiva dell’allattamento al seno ed il migliore sviluppo neuropsichico.
In particolare, una recente metanalisi che guardava proprio al ruolo del bonding nell’allattamento e alle sue implicazioni sulle performance cognitive, ha mostrato che le madri che allattano al seno a 3 mesi, hanno presentato maggiore sensibilità nelle interazioni con il loro bambino quando questo ne aveva 6 e che la sensibilità materna è stata inversamente associata al temperamento infantile, denominato come “Affettività Negativa” a 18 mesi.
Tale temperamento è quello associato ad alta presenza di emozionalità negativa, quale la rabbia, la tristezza, la scarsa auto-consolabilità e la scarsa capacità di “coping” con i pari.

In conclusione, gli studi precedenti, dimostrano come l’allattamento al seno ha effetti positivi a breve, medio e lungo termine sullo sviluppo neuropsichico del bambino, benché sia ancora incerta, al momento attuale, la causa che sottende tale miglioramento.

Dott.ssa Alessandra Carta – Specialista in neuropsichiatria infantile

Se hai bisogno di un appuntamento contatta il centro al numero 079 270753

Autore(i)

Dott.ssa Grazia Porqueddu
Dott.ssa Grazia Porqueddu
SPECIALISTA IN ODONTOIATRIA E PROTESI DENTARIA
Prof.ssa Pierfranca Lugliè
Prof.ssa Pierfranca Lugliè
SPECIALISTA IN ODONTOSTOMATOLOGIA

Specializzazioni

Ginecologia e Ostetricia Neuropsichiatria Infantile Odontoiatria Pediatrica

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