Ricostruzione mammaria dopo il tumore. In cosa consiste? Meglio farla subito o attendere?

 19 settembre 2018 | Articoli scientifici
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Dopo una mastectomia, cioè in seguito all’asportazione chirurgica della mammella, l’intervento di ricostruzione mammaria è molto importante per il recupero anche psicologico della paziente.
Il Prof. Roy De Vita, mio mentore e uno dei più noti Chirurghi Plastici d’Italia, afferma che “l’obiettivo è che la donna dimentichi il prima possibile ciò che ha passato”.
Sin dalle prime statuette nuragiche, infatti, la mammella non e` stata considerata solo l’organo deputato all’allattamento, ma molto di più. È il simbolo stesso della femminilita`. Questo significato intrinseco rende ancora più importante che la possibilità di risolvere la menomazione dovuta alla malattia avvenga nel piu` breve tempo possibile.
In seguito all’intervento di asportazione, la donna è libera dal tumore ma la lesione conseguente rappresenta per lei un ulteriore dolore. E` quindi importante che le vengano comunicate le possibili soluzioni ricostruttive, nel rispetto delle sue necessità.

Quando fare l’intervento ricostruttivo?

In precedenza si consigliava di attendere almeno 5 anni prima di ricostruire perché non era possibile avere la certezza di avere asportato tutta la malattia.
Oggi, con i progressi della chirurgia e degli studi scientifici il consiglio e` di ricostruire il piu` presto possibile.
L’obiettivo per il futuro è quello di aumentare la percentuale di ricostruzione immediata, cioè contestuale all’intervento in cui viene asportato il tumore.

La stessa ricostruzione uguale per tutte?

Non esiste una metodica di ricostruzione in assoluto migliore delle altre e quindi consigliabile in tutti i casi.
È necessario tener conto di numerosi fattori al momento della scelta della tecnica piu` idonea, tra cui: il tipo di demolizione eseguita, il tipo costituzionale della paziente, la forma e le dimensioni della mammella controlaterale, le terapie alle quali la paziente sarà sottoposta successivamente all’intervento e ultimo ma non ultimo come importanza il suo atteggiamento mentale cioè la sua psicologia e il modo di vedere se stessa.
È chiaro quindi che la scelta della tecnica da adottare va personalizzata alla paziente dopo un attento esame del singolo caso clinico.
Si procede attraverso due possibili percorsi differenti: la ricostruzione con impianti protesici o con tessuti autologhi (cioè tessuti della stessa paziente). L’85% degli interventi avviene con l’utilizzo di espansori e protesi mammarie, inseriti in una tasca sottomuscolare. L’altro percorso per il reintegro del volume mammario fa invece ricorso a tessuti autologhi, che possono garantire contemporaneamente sia il rivestimento cutaneo sia il volume.
In conclusione, gli obiettivi che devono essere perseguiti quando si esegue una ricostruzione mammaria in seguito ad un’asportazione tumorale sono due:
1. ricostruire per limitare nella donna il trauma di una mutilazione che sente e vede sul suo corpo quotidianamente;
2. ricostruire in maniera personalizzata per adattarsi alle sempre differenti necessità e richieste della donna che, nel percorso ricostruttivo, non ne è più l’oggetto ma il soggetto decisionale.

Di cosa è fatta una protesi?

Le protesi mammarie sono formate da una membrana di silicone che contiene gel di silicone o altre sostanze, come la soluzione fisiologica.
Le protesi contenenti gel di silicone esistono dagli anni ‘60. Essendo utilizzate da più di quaranta anni ne sono meglio conosciuti i risultati a distanza, sia dal punto di vista estetico che delle possibili complicanze o effetti indesiderati.
Le protesi contenenti soluzione fisiologica risultano meno performanti rispetto alle precedenti: hanno una consistenza meno naturale; in alcuni casi, inoltre, possono emetter rumori, a causa dei movimenti del liquido contenuto e, infine, hanno la tendenza a perdere liquido e di conseguenza volume col passare del tempo.

Se hai bisogno di un appuntamento contatta il centro al numero 079 270753

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